Paolo VI. Una biografia

In occasione della beatificazione di Giovanni Battista Montini-Paolo VI l’Istituto che gli è intitolato pubblica una biografia che ne percorre la lunga vita e l’attività complessa, ne illustra il ruolo centrale nella Chiesa e nella società.
Autori e curatore hanno inteso realizzare un lavoro di alta divulgazione, scritto per un pubblico non di specialisti, storici della Chiesa o della società, ma di buona cultura, attento ai fenomeni religiosi e civili, sensibile alla spiritualità. Di alta divulgazione, non però semplicemente un’attenta rassegna di quanto già prodotto. Il lavoro ha caratteri di originalità perché si fonda in buona parte su fonti prima da altri non utilizzate, quali l’imponente carteggio conservato nell’archivio personale di G.B. Montini, ricco di oltre 5.000 lettere per gli anni ’20 e ’30, gli appunti per predicazioni o ritiri, note e commenti a libri della Bibbia, meditazioni su temi spirituali, ecclesiologici, politici, manoscritti di discorsi o interventi in varie circostanze, mai dati alle stampe, e ora nell’archivio dell’Istituto Paolo VI, fondi documentari (nell’archivio dell’arcidiocesi milanese) solo da poco individuati e messi in luce.
La biografia è articolata in quattro parti, secondo le quattro grandi fasi in cui la vita di G.B. Montini-Paolo VI si è articolata: I) 1897-1933, la giovinezza, gli studi, il primo dopoguerra, l’attività di Assistente ecclesiastico della FUCI, negli anni segnati dall’affermazione e dal consolidamento del fascismo; II) 1934-1954, il ventennio del lavoro alla Segreteria di Stato, prima come Minutante, poi con responsabilità via via crescenti fino a quella di Sostituto alla Segreteria di Stato: anni di piena «fortuna» del fascismo, poi della guerra e del secondo dopoguerra, tra i pontificati di Pio XI e Pio XII; III) 1954-1963, i nove anni dell’episcopato a Milano, in una delle più grandi e complesse diocesi del mondo, in rapida trasformazione economica, demografica, di mentalità, dove la secolarizzazione avanza, mentre nella Chiesa, col pontificato giovanneo, maturano orizzonti nuovi e si apre il Concilio Vaticano II; IV) 1963-1978, il pontificato, lo svolgimento e la conclusione del Concilio, il dopo Concilio. A Giovanni Battista Montini eletto Pontefice compete il compito di portare avanti e concludere il Concilio, di governare la messa in atto dei deliberati conciliari, di affrontare contestazioni e problemi teologici, ecclesiali, spirituali, e altri dovuti a grandi mutamenti di mentalità, a trasformazioni sociali e politiche di dimensioni mondiali.
Gli autori da anni sono impegnati nella ricerca su aspetti della vita e dell’attività di G.B. Montini, così che questo volume, sollecitato sì dalla circostanza della beatificazione, non è uno scritto di occasione, ma una valorizzazione di ricerche in corso, del lavoro svolto dall’Istituto con convegni, giornate di studio, edizioni di fonti.

Chi ha scritto la prima parte, Xenio Toscani, da tempo attende all’edizione del carteggio di G.B. Montini, base fondamentale, benché non unica, non solo per capire l’ambiente familiare e cittadino di formazione del giovane Montini, ma anche per conoscerne l’impegno ecclesiale e civile negli anni ’20 e ’30, l’atteggiamento nei confronti del fascismo, la grande opera come Assistente ecclesiastico della FUCI e come guida spirituale e intellettuale della futura classe dirigente cattolica del Paese. Montini svolse un ruolo di primissimo piano nell’aprire a orizzonti europei di cultura teologica, filosofica, politica, storica i suoi fucini, molti dei quali assursero ai vertici della vita politica e intellettuale del Paese.

L’autore della seconda parte, Fulvio De Giorgi, si avvale non solo di una conoscenza attenta di una larga, aggiornatissima, messe di studi, ma anche delle fonti manoscritte, in gran parte inedite e non prima studiate, conservate nell’archivio dell’Istituto, che gli consentono di illuminare il pensiero del futuro Papa su temi di cristologia, di ecclesiologia, spiritualità, correnti teologiche, di conoscere i motivi profondi e animatori della sua opera di guida spirituale e intellettuale dei Laureati Cattolici, le radici e la profondità del suo dissenso dal regime. De Giorgi presenta la cerchia più stretta delle amicizie di Montini, teologi, politici, intellettuali (Bevilacqua, Rampolla, Cordovani, De Gasperi, Gonella, La Pira, De Luca e vari altri) e illumina l’atteggiamento del Sostituto alla Segreteria di Stato di fronte al montare del razzismo antisemita, alle dittature tedesca e italiana, infine agli immensi problemi degli anni della guerra, da quelli dell’assistenza materiale a popolazioni e a persone colpite, all’aiuto a ebrei e ricercati, nascosti e soccorsi in conventi e case religiose, nella stessa Città del Vaticano e nelle ville pontificie (Castel Gandolfo ne ospitò, alloggiò e nutrì migliaia). Quando il fascismo cadde, tale assistenza fu estesa anche a fascisti caduti in disgrazia. Quando il Papa volle che in Vaticano funzionasse un ufficio di informazioni su feriti, prigionieri, dispersi degli opposti fronti, a tale ufficio fu preposto Montini, che svolse un’immensa opera di raccolta e scambio di informazioni mediante le nunziature apostoliche, i Vescovi, la Croce Rossa: «Inter arma Caritas».
Al declino del fascismo (ma già negli ultimi anni di pace) uomini pensosi del futuro del Paese e del suo riassetto politico, economico, istituzionale ebbero in Montini il punto di riferimento: De Gasperi, Spataro, e coloro che nel 1943 diedero vita alla Democrazia Cristiana, gli intellettuali cattolici che a Camaldoli misero per scritto i «Principi dell’ordinamento sociale» del Paese dopo il fascismo (il «Codice di Camaldoli», incunabolo della nostra Costituzione). Anche dopo il ’45, nei primi anni di vita democratica del Paese, egli continuò a essere punto di riferimento dei cattolici democratici e affermava che il pericolo non era tanto il comunismo (pure temuto e contrastato) quanto il neopaganesimo materialista, la progrediente secolarizzazione. In campo ecclesiale apprezzava le iniziative pastorali della chiesa francese e i rappresentanti della «Nuova Teologia», osteggiati dalla parte più conservatrice della Curia. A questo ambiente si deve il crescere dell’ostilità nei suoi confronti, che indusse il Pontefice a nominarlo Vescovo di Milano, allontanandolo così da Roma. De Giorgi documenta anche il carattere anceps di questa nomina, che permise a Montini di fare un’importante esperienza di pastore d’anime, condizione rilevante per essere poi un «papabile». Tutto questo è sinteticamente e nitidamente tracciato da De Giorgi in un lucido disegno, che connette e compone in un quadro chiaro i molti dati che gli vengono da una larghissima bibliografia.

La terza parte, dedicata ai nove anni di episcopato milanese, è opera di Giselda Adornato, autrice di non pochi lavori su G.B. Montini Arcivescovo di Milano, conoscitrice come pochi delle carte dell’episcopato montiniano, da lei accuratamente regestate, compresi gli ultimi recentissimi ritrovamenti di fondi documentari relativi alla grande operazione di costruzione di nuove chiese nella metropoli lombarda, alle ACLI, alla situazione politica, in particolare alla svolta dell’apertura a sinistra. L’attività dell’Arcivescovo è esposta in paragrafi, dedicati a singoli aspetti presentati ciascuno sull’arco dei nove anni. L’esposizione è sintetica, ma non riduttiva: ricca di precisi elementi, di dettagli significativi, compone un ritratto articolato in sfaccettature che si legano l’una all’altra: la pastorale e i suoi strumenti, il clero e i religiosi, il laicato impegnato, lo sforzo di evangelizzazione (la pastorale ordinaria e la grande Missione di Milano del 1957), il mondo del lavoro, il laicato e la politica, i rapporti con la Curia romana e i Papi (Pio XII e Giovanni XXIII).

La quarta parte riguardante il pontificato, trattata da Ennio Apeciti, è comprensibilmente quella più difficile. A cinquant’anni dal Concilio moltissimo è stato scritto sulla grande assemblea e con ermeneutiche discordi, che solo ora vedono attenuarsi le distanze. La ricezione di esso, laboriosa e ancora in corso, segnata da esperienze e tentativi diversi, è anch’essa oggetto di numerosi studi. Apeciti ne offre una narrazione nitida, che mette in evidenza le voci diverse intervenute nel dibattito conciliare e l’attenta gestione di esso da parte del Papa, desideroso sia di rispettare la pluralità di voci, sia di ottenere che queste confluissero nel consenso più largo e cordiale, non senza manifestare fermezza nell’esercizio del ministero petrino. Così per i difficili anni del postconcilio, segnati da laceranti contestazioni e dal mutamento rapido e drammatico del panorama politico, culturale e civile. Attento rilievo è dato ai viaggi del Papa in vari continenti, all’ONU, a Ginevra, al suo magistero sociale, e a quello sulla vita, sull’amore umano e sulla sessualità (enciclica Humanae Vitae), tanto aspramente contestato, pietra di contraddizione. Paolo VI, vivendo in un clima di contestazione, secolarizzazione, guerra, e, infine, terrorismo, affrontò una delle più drammatiche stagioni della Chiesa e del mondo, con saldezza, carità, speranza, che l’esposizione illustra con efficacia mettendo in evidenza l’altissima spiritualità del Papa bresciano e valorizzando con chiarezza la più importante produzione in proposito.